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Scavo archeologico del vicus romano di Bedriacum

Il vicus di Bedriacum si sviluppò nella seconda metà del II a.C. nel territorio della colonia di Cremona, nelle vicinanze del punto in cui la via Postumia attraversava l’Oglio e piegava verso nord-est per raggiungere Verona con un lungo rettilineo le cui tracce sono ancor oggi visibili sul terreno. Il vicus era certamente collegato all’Oglio, forse con un canale, ed era perciò inserito nel grande sistema viario fluviale costituito dal Po e dai suoi affluenti.

Bedriacum è ricordato dagli autori antichi (si vedano Svetonio, Plutarco e Tacito) prevalentemente in relazione alle battaglie combattute nel 69 d.C.

Le prime notizie di reperti antichi nella zona (che oggi corrisponde alla località Coste di S. Andrea nel comune di Calvatone) risalgono agli inizi del secolo scorso e, in modo particolare, al 1836 quando furono rinvenuti i frammenti di una statua bronzea raffigurante una Vittoria che si posa su un globo sul quale è incisa un’iscrizione che permette di datare la statua stessa tra il 161 e il 169 d.C.  Nel 1841 i frammenti furono venduti al Museo di Berlino dove furono restaurati. Dopo la seconda guerra mondiale la statua è scomparsa da Berlino e pare si trovi a Mosca al Museo Puskin, ma la notizia non è sicura.

Alla fine degli anni ’50 iniziano, a cura della Soprintendenza archeologica della Lombardia, le prime ricerche sistematiche sul terreno, ricerche che portano alla scoperta di alcune importanti strutture dell’abitato antico, fra cui alcune domus con pavimenti mosaicati. I reperti di queste campagne sono oggi conservati in parte presso la Soprintendenza e in parte al Museo di Piadena dove è esposto fra l’altro il “mosaico del labirinto” con la figura del Minotauro morente.

Attualmente sono in fase di scavo due settori del vicus, uno a cura della Soprintendenza e l’altro sotto la direzione delle Università di Pavia e Milano.  Le operazioni non creano problemi nella realtà urbana odierna in quanto il sito archeologico non si trova sotto un abitato moderno come avviene normalmente. E’ stata per ora esplorata soltanto una piccola parte dell’abitato romano: sono state messe parzialmente in luce parecchie strutture relative a domus di un certo livello, con pavimenti in cocciopesto e a mosaico e con pareti affrescate. Sono stati anche indagati alcuni pozzi e parte di un edificio pubblico, forse un horreum.

Sono stati rinvenuti moltissimi frammenti fittili relativi a ceramica da mensa, da cucina e da trasporto. Questi materiali, che sono ora in fase di studio da parte delle équipes delle due Università, sono di fondamentale importanza sia per la definizione cronologica delle fasi del vicus, delle attività artigianali e delle abitudini alimentari, sia per la ricostruzione degli itinerari commerciali che vengono in particolare chiariti dallo studio delle anfore: si è ad esempio accertata l’importazione di vino da Rodi e dalle Puglie alla fine del II a.C. La vivacità degli scambi è attestata anche dalle monete di cui sono stati rinvenuti numerosissimi esemplari che vanno dal II a.C. al V d.C.

Agli scavi, che si svolgono generalmente nel mese di giugno, partecipano studenti di entrambi gli Atenei; essi hanno così modo di applicare le nozioni che vengono loro impartite durante l’anno, di controllare de visu le caratteristiche dei materiali, di acquisire confidenza con le moderne tecniche di scavo che costituiscono parte integrante del mestiere dell’archeologo.
 

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