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Sofia Bonicalzi

Nata a Milano il 21/06/1987
Email: sofia.bonicalzi@gmail.com
Telefono: +39 3477284830
Indirizzo: Via Monte Grappa 16, 21054 Fagnano Olona (Va)

Laurea triennale in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano (2009) 110/110 e lode. Titolo tesi: L’alterità come pienezza di umanità. Relatore Prof. Gianfranco Mormino
Laurea specialistica in Scienze Filosofiche presso l’Università degli Studi di Milano (giugno 2011) 110/110 e lode. Titolo tesi: Libertà, causalità, responsabilità. Robert Nozick e il dibattito contemporaneo. Relatore: Prof. Gianfranco Mormino; Correlatore: Prof. Renato Pettoello


Dottorato in Filosofia presso l’Università di Pavia, iniziato nel novembre 2011. Tutor: Prof Luca Fonnesu. Titolo: Universalità e imparzialità nell’etica normativa contemporanea.


Progetto di ricerca: Il concetto di “imparzialità” morale, inteso sia come modalità di applicazione delle regole sia come contenuto delle stesse, sta al fondamento degli orientamenti principali che si sono prodotti nell’ambito dell’etica normativa, risultando decisivo tanto per la corrente di ispirazione deontologica quanto per quella di indirizzo teleologico. Proprio di una concezione di stampo utilitarista è l’assumere la «metrica impersonale dell’utilità» quale unico criterio rilevante, indipendentemente da affetti, legami, piani, attività caratterizzanti il singolo individuo. Per David Ross l’utilitarismo sarebbe colpevole di semplificare i termini della questione attribuendo un peso troppo scarso alla posizione dei singoli soggetto, ignorando «il carattere personale del dovere». Il riferimento obbligato per ogni forma di deontologismo è offerto dal Kant della II Critica e della Fondazione della Metafisica dei Costumi, ove la richiesta di imparzialità è derivata invece dalla costruzione di un giudizio morale che possa diventare norma universale. L’obiettivo della mia ricerca è legato all’intenzione di valutare se e in quale misura elaborare prospettive etiche di carattere normativo a partire dalle nozioni di “universalità” e “imparzialità” risulti adeguato. La tensione fra oggettività e soggettività, parzialità e imparzialità è infatti al centro della riflessione di quei filosofi che hanno sviluppato concezioni della morale almeno in parte differenti, mettendo in forse la necessità di assumere criteri e norme assolute. Se Thomas Nagel elabora i contorni di una prospettiva etica di stampo realista, basata sull’idea che sia possibile offrire una fondazione teorica della moralità attraverso la definizione di una ragione oggettiva di derivazione kantiana, che estenda il velo di ignoranza rawlsiano dalla sfera della politica a quella della morale, nella forma di contrattualismo proposta da Thomas Scanlon si rinuncia invece ad assumere la prospettiva rigidamente imparzialista, per accettare il criterio della ragionevolezza dei principi (si assumono i principi che nessuno potrebbe ragionevolmente rifiutare), a partire da un punto di vista situato nel mondo. La critica all’idea stessa che possa esistere un tipo di azione o di giudizio che si definisca imparziale, è al centro della riflessione di un filosofo come Bernard William che, formulando la sua “Integrity Objection”, si ribella non solo all’idea di soggetto proposta dalle varie forme di utilitarismo, ma attacca la possibilità di un sistema morale che trovi in ragioni esterne all’agente la propria forza e giustificazione teorica. Quali risposte è poi in grado di offrire un’etica che si proclama oggettiva di fronte al problema degli obblighi speciali, che paiono imporsi agli individui in determinate situazioni di scelta e che sembrano sfuggire a una risoluzione nei termini dell’appello all’idea di imparzialità e a una serie ordinata di principi? Come passare dalla considerazione dei doveri prima facie alla scelta degli impegni attuali in assenza di criteri ulteriori e mantenendo al tempo stesso principi che non siano validi esclusivamente in quanto regole di prammatica? In che modo la difficoltà cognitiva cui andrebbero incontro gli agenti che cercano di raggiungere un punto di vista imparziale rappresenta una barriera alla possibilità stessa di costruire un’adeguata teoria morale di questo tipo? E’ possibile evitare che il concetto di imparzialità deontologica, che esclude l’interesse personale, sconfini nel disinteresse e quindi nell’incapacità di assumere il punto di vista altrui? Questi gli interrogativi a partire dai quali intendo strutturare la mia ricerca.

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